Sanità pubblica nel post pandemia, Capobianco: “valorizzare il fattore tempo per servizi efficienti, efficaci e di qualità”

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oscar capobianco uilp lazio

“Se c’è una cosa, tra le tante, che abbiamo imparato da questa pandemia è che il tempo è una risorsa che non possiamo più permetterci di sprecare e che soprattutto non scorre allo stesso modo per tutti.

Per questo motivo, bisogna sottolinearlo sin da subito, è importante e necessario che tutti noi ci impegniamo a far in modo che questo tempo prezioso sia ottimizzato nel miglior modo possibile e che non diventi un elemento di discrimine.

Di certo questa è una delle nuove sfide che la società è chiamata ad affrontare nell’immediato futuro: rendere efficiente il tempo in sanità, il tempo sul lavoro, il tempo in politica, il tempo dei giovani e quello degli anziani. Questo è l’impegno che la politica in primis e noi tutti non possiamo tradire.”

A dichiararlo il Segretario generale Uil Pensionati Lazio nel corso del suo intervento agli attivi unitari regionali di CGIL CISL UIL, che si sono svolti questa mattina, per rilanciare la sanità pubblica nel Lazio.

“In sanità il tempo rappresenta un fattore determinante – ha proseguito Capobianco – sia in termini di quantità e quindi di efficienza ed efficacia dei servizi erogati, che in termini di qualità soprattutto nelle relazioni di assistenza e cura. 

Nei prossimi 20 anni solo nel Lazio il numero di anziani crescerà del 45.8%, che tradotto in valori assoluti significa che ci saranno 590 mila anziani in più, per un totale di 1,9 milioni di over 65. 

20 anni possono sembrare un periodo di tempo relativamente lungo, che può però diventare brevissimo, con il senno del poi, se non si interviene immediatamente per risolvere – o almeno ridurre sensibilmente – tutte quelle criticità del sistema sanitario che si traducono in liste d’attesa sempre più lunghe, contrazione dei servizi di accesso alla diagnosi e alla cura, ritardi nella prevenzione. 

Vi faccio qualche esempio per intenderci meglio: se consideriamo che nella nostra regione, prevalentemente a causa della pandemia, gli screening oncologici negli ultimi due anni sono diminuiti del 53.6 % o che i carcinomi diagnosticati sono diminuiti del 57.1% ci appare chiaro come il rischio di effettuare diagnosi in ritardo e quindi su patologie già avanzate sia estremamente alto. 

Dare valore al tempo significa dunque pianificare investimenti adeguati all’implementazione delle strutture esistenti e del personale che vi opera, significa snellire gli adempimenti burocratici, progettare nuove collaborazioni tra pubblico, privato, no profit e volontariato. Significa muoversi in anticipo per non lasciarsi trovare spiazzati. Significa avere buon senso e lungimiranza.

Il tutto partendo da un confronto serio, strutturato, continuo con le parti sociali. 

Altro nodo pratico su cui porre l’attenzione è la questione delle liste d’attesa. In questo ambito la stasi è totale: è infatti saltato il tavolo tecnico concordato con la Regione, grazie al quale si sarebbe dovuto stabilire un crono programma per cominciare a sbloccare le liste. 

Ad oggi invece per trovare posti liberi nelle agende si deve ricorrere al calendario 2022. E questo non è accettabile: il sistema sanitario è qualcosa su cui fare affidamento non da dover rincorrere. 

Le persone hanno bisogno di certezze oggi, non di attese e speranze domani.

Non va meglio in tema di non autosufficienza. E’ vero, di recente la Regione ha approvato altri 1000 nuovi posti residenziali per anziani non autosufficienti. Vorremmo poterci dire soddisfatti, ma non lo siamo. 

Non lo siamo perché continuiamo a registrare un forte rallentamento delle fasi di attuazione del protocollo siglato proprio con la Regione Lazio a settembre del 2020, a partire dalla costituzione delle RSA Pubbliche che ad oggi risultano essere solo 3 nonostante il sindacato dei pensionati  abbia segnalato più di una struttura da poter riqualificare e convertire. 

Avevamo chiesto all’assessore alla sanità della Regione la convocazione urgente di un tavolo di confronto con i gestori delle RSA accreditate per conoscere costituzione e composizione dei comitati di partecipazione, molti dei quali ad oggi devono essere rinnovati ed altri ancora costituiti.  

E questo dimostra come da parte dei responsabili delle RSA sia ancora molto diffusa la pratica a non confrontarsi con il sindacato e con i familiari. Ed anche in questo caso, a rischio di essere ripetitivo: non possiamo più aspettare. 

Non è questa la sanità che vogliamo per il futuro dei nostri anziani, dei nostri giovani, dei nostri lavoratori. Non vogliamo rimanere in balia di un tempo sospeso che ci priva di diritti fondamentali come quello alla salute e più in generale a vivere una vita dignitosa.

Non abbiamo più tempo. Non perdiamo più tempo.

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